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Judo coi pennarelli

Ci voleva proprio il COVID… in oltre 35 anni che insegno Judo non mi era ancora capitato di farlo fare con i pennarelli!

Ma quando ho saputo che per effetto del decreto di Regione Lombardia, in antitesi al dpcm nazionale, per tre settimane non avrei potuto far praticare Judo ai bambini, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata: “Ma allora lo faccio disegnare!!"

Già stavamo facendo un Judo in scala ridotta: tanta coordinazione, tante cadute, pochissimo lavoro in coppia, niente lotta corpo a corpo. Bambini sempre attenti, molto volenterosi, ligi al sanificarsi mani e piedi prima della lezione e a indossare la mascherina nei tempi morti.

Giusto l’ultima lezione avevo consegnato la cintura gialla a Flavia, una bambina che ce l’ha messa tutta, non solo per imparare ma anche per essere di aiuto ai compagni.

Perché il Judo, per come lo vedo io, è prima di tutto educazione, cultura e poi, semmai, anche sport.

All’idea di non poterlo far praticare, ho pensato a cosa potesse servire ai bambini, quali mezzi potevo usare per far loro rielaborare questo momento.

Da qui l’idea del disegno. Un momento creativo, in cui – comunque distanti e senza passaggio di pennarelli – ciascuno di loro poteva dar sfogo al proprio “sentire” il momento, in un lavoro che, come il Judo, resta individuale ma di gruppo.

Perché una delle bellezze del Judo è proprio questa: si tratta di un’attività individuale ma di gruppo, dove il gruppo ti supporta, ma in cui la strada la devi percorrere con le tue forze.

Da noi non vale la famosa frase dei giovani calciatori: “Abbiamo perso, ma io ho giocato bene!”.

Da noi sei messo continuamentea confronto con te stesso e con la realtà: se riesco a far cadere il compagno e lo faccio senza fatica ho “giocato bene”, e se non riesco devo imparare e chiedo aiuto ai compagni che hanno capito.

Come è andata la prima "disegnatone"?

Un rotolo di carta di 8 metri x 1 metro, tanti pennarelli e tanta creatività! Chi si è raffigurato, chi ha copiato l’ambiente, chi iniziava e poi cancellava, chi ha aggiunto scritte, chi, colpito da lavori a scuola, ne ha ripreso dei pezzi; un’ora che è volata, in silenzio e con brevi commenti, senza alcuna sfida a chi disegnasse meglio, ma solo con la delusione finale: “Ma non ho finito!!! La prossima volta devo continuare!"

E abbiamo continuato! Fino a quando non abbiamo potuto riprendere col judo con l’unico obiettivo di non far sentire i bambini abbandonati a loro stessi, come era successo lo scorso inverno!

Durante il momento del disegno, per esempio, era presente Marta, una giovane ragazza che sta collaborando con la Fondazione La Comune in alcuni progetti legati all’inserimento lavorativo di persone con disabilità. Marta è venuta per conoscere i bambini e poter proporre loro le prossime volte alcune lezioni di circo.

E “JU” che vuol dire “adattabilità” ci aiuta in questa via (“DO”).

M° Marco Marzagalli